Vecchia categoria: Patrimonio culturale
Quella esterna circondava l’intera isola, mentre quella interna cingeva la città nell’epoca in cui essa copriva solo parte della superficie dell’antica isola.
A nord, invece, le mura si univano in una sola linea fortificata.
Molto probabilmente le mura esterne furono costruite prima della resa a Venezia ovvero prima degli scontri, durante i quali i veneziani ne distrussero la maggior parte.
Esistono due ipotesi sul periodo di costruzione delle mura esterne: secondo alcune risalgono all’anno 555, mentre secondo altre furono edificate in epoca tardo antica ovvero nel primo medioevo.
La cinta muraria interna aveva 10 porte e 15 fortificazioni, mentre quella esterna vantava 12 porte e 24 fortificazioni.
L’unica porta delle mura esterne interamente conservata ad oggi è la Porta della Muda, accanto alla quale sono visibili i resti delle mura di cinta.
Alcuni tratti conservati delle mura si possono vedere anche sulla Riva dei Bagni, presso la Porta Isolana e in Via Sabini (alcuni resti si trovano su terreni di proprietà privata e perciò non sono accessibili).
Questo antico magazzino d’armi è oggi un punto panoramico molto popolare.
Il Bastione risale al 1554 (il suo aspetto fu però prima trasformato nel XIX secolo e in seguito ristrutturato nuovamente nel 2010) è l’unica parte rimanente della fortificazione esterna che un tempo cingeva la città.
Al suo fianco oggi troviamo un ascensore panoramico che collega il terminal passeggeri con il centro storico cittadino.
Sulla parte che da verso il mare è inoltre allestita una galleria all’aperto. Per maggiori informazioni: https://www.gledalisce-koper.si/sl/o-gledaliscu/galerija-ob-morju/
Dalla piattaforma panoramica in cima al campanile è possibile ammirare la piazza sottostante, la città e il suo circondario, sebbene una vista altrettanto suggestiva sulla piazza si può ammirare anche sorseggiando un caffè in uno dei più antichi caffè in Slovenia.
Nel corso della storia, la piazza assunse denominazioni diverse: Plathea comunis, Plathea comunitas, Piazza, Piazza Roma e altri, fino al 1946, quando fu intitolata al maresciallo Tito, ex presidente della Jugoslavia.
Alcuni anni dopo, fu rinominata in Piazza della Repubblica, per poi ritornare Piazza Tito nel 1956.
Il suo nome ricorda i tempi in cui era piena di artigiani, tra i quali i più numerosi erano proprio i calzolai (calegheri).
Nota con il suo nome italiano di Calegaria, da secoli ospita attività commerciali, con laboratori e negozi negli spazi che si affacciano sulla strada.
Qui è un vero piacere ammirare i palazzi e le antiche case che, in alcuni casi, si celano nei rientri o nelle strettoie adiacenti.
Oltre alla Casa Orlandini e il Palazzo Barbabianca, meritano particolare attenzione anche la strettissima Casa Galli in stile gotico-veneziano con il fronte affrescato (Calegaria 1, la casa poggia sul Palazzo Pretorio), la casa residenziale barocca del XVIII secolo, composta da più edifici in stile gotico collegati da un piccolo cortile interno (Calegaria 5), il portale di accesso alla corte in stile rinascimentale (Calegaria 7), il palazzo barocco del XVIII secolo (Calegaria 17), il palazzo neogotico del XIX secolo (Calegaria 23), il Palazzo Pellegrini de Favento in stile barocco del XVII secolo (Calegaria 25/Via Fronte di Liberazione 2) con di fronte il Palazzo De Franceschi (all’inizio del XX secolo presumibilmente sede della »Cassa rurale di prestiti e risparmi«).
Nella via troviamo anche l’edificio barocco Casa Biscontini – Minca del XVI secolo con il portale d’entrata rinascimentale (Calegaria 30) ed un palazzo sito all’indirizzo Calegaria 38.
Consigliamo anche la visita alla Galleria d’arte Medusa (Calegaria 34).
Nella via è di particolare interesse il Palazzo Carli, oltre ad altri palazzi quali: la Casa Filiputti risalente al XV secolo in stile gotico-veneziano (al civico 17), l’edificio residenziale medievale del XIV secolo (al civico 23), il palazzo barocco Vida Vidacovich del XV secolo (al civico 28), mentre ai numeri 35 e 35a troviamo il Palazzo Pechiari, un edificio gotico-veneziano a due piani costruito nel XIV secolo successivamente barocchizzato, all’indirizzo Via Oton Župančič 41 sorge invece una casa signorile barocca del XVIII secolo.
A fianco della scalinata che scende verso Piazza Vladimir Gortan noterete anche il Palazzo Gerosa (Piazza Vladimir Gortan 11/ Via Oton Župančič 20).
La via porta il nome del poeta, nonché drammaturgo e traduttore sloveno Oton Župančič.
In Piazza Prešeren, un tempo una delle piazze più importanti di Capodistria, si accede attraverso la Porta della Muda, l‘antica porta che fu per lunghi secoli l’unica entrata in città dalla terraferma e che ancora oggi si presenta in tutto il suo splendore rinascimentale.
Alla sua sinistra notiamo i resti delle mura di cinta con una piccola porta ad arco, sulla destra invece la chiesa di San Basso, edificata alla fine del XVI secolo sul luogo dove un tempo sorgeva l’ospizio cittadino per i poveri e gli stranieri.
All’estremità settentrionale della piazza troviamo un vero e proprio gioiello – la Fontana Da Ponte del 1666.
La piazza si formò a ridosso dell’accesso più importante all’antica isola. La porta era infatti collegata alla terraferma attraverso un ponte.
Per questo motivo nella piazza fioriva il commercio, specialmente quello del pane che veniva venduto in città dalle donne dell’entroterra.
Un tempo la piazza veniva chiamata anche Piazza Da Ponte, probabilmente in onore al podestà Lorenzo Da Ponte che diede il nome anche alla fontana.
Ma è possibile che il nome si riferisse al vero ponte al di là della porta – infatti anche il rione attorno alla piazza era conosciuto come »del ponte« e la piazza »in ponte«.
Il termine Muda si affermò dopo la seconda guerra mondiale, mentre il nome ufficiale della piazza ricorda il sommo poeta sloveno France Prešeren, autore tra l’altro, dell’inno nazionale sloveno.
Nella piazza potete ammirare anche il palazzo Cadamuro – Morgante risalente al XVIII secolo.
Una parte della pavimentazione della piazza è coperta da una miniatura bronzea della città insulare. La rappresentazione fu realizzata in base alla mappa di Capodistria di Giacomo Fino del 1619.
Un bel esempio di questo tipo di abitazione, risalente al XV secolo, si trova ancora oggi in Via Boris Kidrič.
Un tempo la facciata della casa era ricoperta da motivi vivaci che però oggi appaiono quasi completamente sbiaditi.